“Stop War in Ucraina”

Mete Onlus si unisce all’appello rivolto dalla Comunità Internazionale per dire “Stop War”, “Stop al Conflitto Russia-Ucraina”.

Siamo a giorno 2 marzo: “Le forze russe intensificano l’offensiva sulle città ucraine e in mattinata annunciano di avere preso Kherson. Il numero delle vittime civili aumenta, così come quello degli ucraini che cercano scampo in Europa. In questo scenario sembrano affievolirsi le speranze di una soluzione negoziale: le delegazioni dei due Paesi secondo il Cremlino dovrebbero incontrarsi di nuovo stasera.

Ma gli sviluppi sul terreno non lasciano molto spazio all’ottimismo. Secondo i media ucraini invece l’ex Presidente ucraino Viktor Yanukovich sarebbe a Minsk: l’obiettivo di Mosca sarebbe di riportarlo al potere. “Lodo l’approvazione da parte dell’ONU, con una maggioranza di voti senza precedenti, della risoluzione con un forte appello alla Russia di fermare immediatamente l’attacco all’Ucraina. Sono grato a tutti gli Stati che hanno votato a favore. Avete scelto il lato giusto della storia. L’esito del voto dimostra in modo convincente che una coalizione globale anti-Putin si è formata e sta funzionando. Il mondo è con noi. La verità è dalla nostra parte.

La vittoria sarà nostra”. Così, su Twitter il Presidente ucraino Volodymir Zelensky.

Tra i 35 Paesi che si sono astenuti nel voto sulla risoluzione Onu che condanna l’invasione russa dell’Ucraina ci sono la Cina, l’India e Cuba.

Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio Putin ha annunciato “un’operazione speciale” in territorio ucraino per “smilitarizzare il Paese” e “proteggere il Donbass”. Le radici di questa decisione affondano molto indietro nel tempo. Ma i motivi che hanno spinto il leader russo ad agire non sono solo storici.

La Russia considera l’Ucraina come parte naturale della sua sfera di influenza e va tenuto presente che molti ucraini sono di madrelingua russa, nati quando il Paese faceva parte dell’Unione Sovietica prima di ottenere l’indipendenza nel 1991. La crisi a cui si è arrivati oggi trova un passaggio importante nel 2014 quando, dopo le proteste, venne cacciato il Presidente filorusso Viktor Yanukovych. Al suo posto fu eletto Petro Poroshenko, molto più vicino all’Occidente e non apprezzato da Mosca. Sempre nel 2014, Putin ha risposto annettendo la Crimea e incoraggiando la rivolta dei separatisti filorussi nel Donbass. Dopo il fallimento delle trattative diplomatiche nel 2014, nel 2015 Russia e Ucraina siglano in Bielorussia gli Accordi di Minsk II, mai attuati del tutto. Il trattato prevedeva il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti da entrambe le parti, un dialogo su una maggiore autonomia delle repubbliche nel Donbass, grazia e amnistia per i prigionieri di guerra, lo scambio degli ostaggi militari. Da allora le tensioni sono rimaste sempre presenti, senza però esplodere. Fino ad oggi.