Stop Mutilazioni Genitali Femminili

Il 6 Febbraio è la Giornata Internazionale contro la pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, proclamata dall’ONU nel 2003.

Nel 1993 la Mutilazione Genitale Femminile è stata classificata come una forma di violenza contro le donne dalla Legislazione Internazionale dei Diritti Umani.

Una barbara tradizione, che secondo riti e credenze segna un passaggio di vita, simbolo di castità e rispettabilità femminile.

Secondo l’Istituto Sanitario Centers for Disease Control and Prevention (CDC) negli Stati Uniti il numero degli interventi è addirittura triplicato negli ultimi anni, a causa dell’aumento di immigrati.

La pratica viene eseguita di nascosto perché vietata dalla legge americana, così come lo è in Italia. Si stima però che negli Stati Uniti più di mezzo milione di donne e bambini rischia di subire mutilazioni genitali.

Secondo il nuovo rapporto Unicef , almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, hanno subito mutilazioni genitali femminili. Tra le vittime, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni; in questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%).

Credits Immagine: Unicef