Chi sono? È una domanda che mi sono posta per tanto, ma non trovavo mai la risposta. Finché un giorno decisi di prendere la mia valigia e girare per il mondo per trovare una meta che mi facesse ritrovare me stessa.. So solo, che ero la bambina che veniva chiamata figlia di Osama Billaden poiché mio papà porta la barba. So solo, che ero la ragazzina che alle scuole media si sentiva insicura, senza amici, la ragazzina che veniva presa sempre di mira, e si nascondeva nei bagni di scuola a piangere, od a correre verso casa con un occhio viola. Ero considerata la ragazza più racchia e meno intelligente dalla maggior parte della scuola. Mi accompagnava il terrore di essere rinominata la più racchia anche al liceo, ed è per questo che decisi di creare un “personaggio popolare” nei corridoi del liceo, il più conosciuto in città.
Conosciuto sì, ma che ritornava a casa da solo senza amici, e il sorriso che rallegrava le giornate degli altri, bagnava il cuscino di lacrime ogni notte.
Fino a quando un giorno presi il mio passaporto e, decisi di partire per il Marocco, dove capii finalmente chi fossi: sono figlia di un arabo popolare in paese per la sua onestà e la sua quiete personalità, figlia di una donna che è stata sempre punto di riferimento di varie donne sia in Marocco sia in Calabria, riuscendo con poco a renderle libere.
E così, decisi di diventare unica come lo sono i miei genitori attivandomi nel campo socio-politico.
Iniziai raccogliendo storie di giovani ragazze che si prostituiscono nelle affascinanti e oscure notti di Marrakesh, per poi partire subito in Svizzera, cominciando ad immaginare e pensare a nuovi progetti tra le mura dell’Onu a Ginevra. Dopo la Svizzera, decisi di rientrare in Calabria perché in Calabria vi sono più problemi che in ogni altro posto: la scarsità di buona educazione, poco impiego, la grandissima corruzione, il traffico sessuale nel magnifico Stretto di Messina, il traffico di immigrati, ed altri aspetti ancora.
In quel momento ho capito che dovevo diventare un donna, e non essere più una ragazzina, era arrivato il momento di tirare fuori la mia personalità e far sentire la mia voce. La mia lotta era su vari temi, ricevendo sempre il sostegno da parte di molta gente; adesso la mia maturità mi porta a voler attuare una lotta più intensa, riuscendo a coinvolgere e sensibilizzare a livello nazionale e internazionale.
La mia volontà è invogliare le mie coetanee a cercare la loro strada, non perdere tempo, perché il tempo è prezioso. Vorrei vedere l’Italia con più donne in campo politico, donne capaci, competenti e con una vsione pura della comunità/società.
Voglio vedere vere influencer (Advocacy) in Tv, e non solo influencer di makeup; voglio vedere donne non solo istruite ma intelligenti e libere, più sicure senza rancore. Vorrei creare un movimento di giovani donne e giovani uomini con la voglia di fare, con la voglia di girare il mondo e non per fare foto e pubblicare su Instagram, ma per lasciare un pò di speranza nei cuori di tutti.
Desidero liberare coloro che sono imprigionati con se stessi, ed investire di più nell’educazione affinché le nuove generazioni siano capaci di orientare la nostra società, mantenendo un mondo più stabile ed equilibrato, e non lasciato in balia del frastuono.
Adesso sono chi sono! Sono Fatima El Amrani, ho 20 anni sono nata in Marocco, e cresciuta in Italia, adesso vivo a Londra, e tutta la mia energia la voglio investire in quelle donne che hanno paura di farsi sentire, vedere o esprimere in questo mondo che finge di essere libero, ma rende libero solo l’uomo con il denaro in tasca.
Io voglio che le donne di questo mondo diventino coloro che orientino la società, perché la donna produce, educa e cresce le nuove generazioni. E se rimaniamo nella credenza che le donne debbano sposarsi per costrizione, che le donne vengano rinchiuse in un amore malato, che il corpo venga usato per pubblicizzare un oggetto, finché venga obbligata a coprirsi per gelosia, la nostra società andrà sempre in peggio, e mai avanti.